Bomba atomica
Mercoledì 6 agosto ricorre l'ottantesimo anniversario dei bombardamenti atomici sul Giappone.
Parlare di bomba atomica oggi appare rischioso: occorre badare a tenersi lontani da certe mode del momento. Un bel compendio di saggi abile in questo intento è uscito da poco per Machina Libro (marchio editoriale di DeriveApprodi, basato sul format della omonima rivista Machina) e si intitola Fine di mondo - dentro al rifugio antiatomico da giardino.
Scritta da Pierpaolo Ascari, ricercatore di Estetica presso l'Università di Bologna nel dipartimento di Architettura, questa raccolta affronta in nove agili ma densi capitoletti il tema della percezione del pericolo atomico da parte della popolazione statunitense all'epoca della guerra fredda e del suo riversarsi all'interno di alcune manifestazioni architettoniche, tra cui il bunker. Dai 200mila kit per costruire rifugi da giardino venduti agli americani tra il 1961 e il '62 alla "shelter morality", dalla casalinga atomica al concetto di "teologia della paura", passando per l'analisi degli effetti dell'iperstimolazione sociale all'interno della teoria del catastrofismo, fino al nuclear sublime, Ascari si impegna a costruire una raccolta di studio che oltre a fornire un'accurata bibliografia crossmediale di riferimento, è di aiuto nella costruzione di uno sguardo nuovo e aggiornato sulla questione nucleare. Un suggerire di riflessioni, di certo non chiuse, che puntino a comprendere nell'analisi di un fenomeno quale la bomba atomica non solo la politica interna e internazionale del momento ma anche architettura e società, letteratura - fantascientifica - cultura pop e musica.
A questo link di Youtube è accessibile la conferenza di presentazione che Ascari ha tenuto recentemente a Ferrara, ospite del circuito bibliotecario locale. Al dialogo partecipa Micaela Latini, professoressa di Letteratura Tedesca presso l'Università di Ferrara e studiosa di Günther Anders, qui in specie per Uomo sul ponte, Diario di Hiroshima e Nagasaki e nel carteggio che il filosofo ebbe con l'aviatore Claude Eatherly, il pilota che manualmente sganciò Little Boy (e che per questo tentò diverse volte il suicidio e fu sottoposto - anche di propria volontà - a trattamenti psichiatrici e ricoveri in istituti di igiene mentale; ma di Anders e di sua moglie Hannah Arendt vorrei parlare ancora, a proposito di un altro argomento, la critica alla "sottomissione sostenibile" a firma Riesel-Semprun).
Racconterò un'altra volta del romanzo Daikon - "il ravanello" - di Samuel Hawley (Silvio Berlusconi editore, 2025, 460pp) e de Il bazar atomico (William Langewiesche, Adelphi 2007-2025 196pp - citato su La Lettura di questa settimana, all'interno delle pagine dedicate a Hiroshima). E pure sarebbe interessante riflettere su come nell'immaginario americano l'uomo postbellico torni d'imperio a vestire i panni del maschio alpha brandendo stavolta non un fucile ma il martello da bricolage, e di quando lo scrittore di fantascienza Richard Matheson ne ribaltò del tutto la figura, costruendo del self-made man a stelle e strisce una replica grottesca ma inaspettata, foriera di ragionamenti e stupori, in formato... mignon (Tre millimetri al giorno, 1956, Mondadori ed. Oscar Fantastica 2021, 320pp).
[studio / 2 / quello che ho desiderato - o dell'approssimazione]

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